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mercoledì 24 marzo 2010

cambiamenti


Mi infilo sotto le coperte accocolandomi accanto a mio figlio.
Cerco un rifugio.
Sempre più spesso sono io la bambina e, lui, il grande che mi consola.
Difficile riprendere le fila di questa vita scritta a troppe mani.
Ma ti trovi in alcuni momenti che devi farlo.
Lo devi a te stessa.
Lo devi ai tuoi figli.
Alla mamma nevrotica e stanca, irritabile, scontrosa e in lacrime
che sei diventata
ma che non vuoi essere.
Lo devi al loro futuro affinchè non si sentano rispondere, davanti ad una difficoltà,
"lascia stare tanto non sei capace" o "faccio io"...
perchè tu non reggi più.
Ma frasi del tipo " proviamo insieme e poi lo fai tu, perchè io CREDO
in te e sono certa che RIUSCIRAI".
Ma per farlo, per arrivare a quel modello che
ti eri prefissata e del quale ne stavi tessendo le tele
prima di perdere di vista l'obiettivo più grande
il benessere la salute, la felicità, l'amore dei tuoi figli...
devi prima ritrovare te stessa.
Quella te stessa che per troppo tempo hai annullato.
Anni di sms, telefonate, lettere, appostamenti,
minacce e quant'altro fa parte di quello che ora ha preso
il nome di stalking e che non credevi mai potesse
entrare nella tua vita ma che in realtà da dieci anni
oramai, e mentre lo scrivo forse per la prima volta mi rendo conto
di quanto tempo sia, ti hanno portata a tenere lontana chi voleva
distruggere la famiglia che ti costruivi perchè rivoleva quel lui
che fu suo.
La legge per quanto tu sia dalla ragione ma non sempre riesce
a fermare questi atti persecutori.
Lungaggini, burocrazia, tempo e soldi spesi
a nulla valgono contro la cattiveria altrui
questo l'ho imparato sulla mia pelle...
e brucia.
Anni difficili.
Di discussioni, di allontanamenti, di sofferenza,
di lotta, di bugie, anni che lasciano il segno
anni che uniscono quando l'unione diventa la forza
che vincono e dividono altre volte per stanchezza.
Specie quando tanti altri sono i problemi della vita
che ti pongono ogni giorno dinnanzi a delle prove.
Ho provato a inserire il bambino all'asilo dopo
mesi, aveva bisogno di vita sociale, vista la reclusione
a seguito di questa immunodepressione.
Gli esami mi rassicuravano speravo di tornare ad una normale
quotidianità.
Si è ammalato di nuovo, dopo un solo giorno.
Non ne faccio una tragedia poichè ogni bambino,
visto il luogo comunitario di una materna, si ammala.
Ma speravo che questa volta la ripresa fosse più
veloce.
Affronteremo anche questa.
La affronteremo io e i miei figli.
Perchè questa è la mia decisione in questo momento.
Devo trovare me....
per non perdere mai loro.

Due giorni fa sul mio terrazzo è nata una primula gialla.
Sorridevo al pensiero di questo segno di primavera,
di tepore, di gite all'aperto con le maniche lunghe senza
giacca senza più malanni.
Sono tornata indietro con la mente.
L'avevo piantata otto, nove anni fa non ricordo con precisione
per due stagioni era fiorita poi, credevo, fosse morta.
Nella stessa terra avevo piantato semenze e bulbi che ogni anno
successivo avevano colorato quell'angolo di terrazzo.
Avevo dimenticato quella primula, sostituita.
Eppure lei era lì sotto, pronta a tornare
in tutta la sua bellezza, simbolo di primavera,
di rinascita.

Voglio tornare ad essere così,
semplicemente complicata,
orgogliosa, lunatica,
sorridente,
madre.

mercoledì 4 novembre 2009

Mattoncini


Sera.

Un occhio furtivo alla televisione e uno ai bambini
seduti accanto a me sul divano

che stanno costruendo con i mattoncini.

Scene quotidiane.

Ci si contende lo stesso mattoncino.

"Andrea dammelo che ti costruisco un casteNdo"

"No"

"Andrea dai il mattoncino ad Alessio che costruisce ...."

Alessio gli ruba il mattoncino, urla

"Non bisticciateeeeeee"

convincimento.

Finalmente tornano a giocare insieme

("fino alla prossima..." mi dico io)

"Allora Andrea adesso costruiamo....

una mamma"

"Si".

Attimo di silenzio

il mio sguardo si posa su di lui intento a riflettere.

"Mamma come si fa una mamma?"

"Con i mattoncini amore non lo so..."

Poi rivolto al fratello

"Allora inanzitutto bisogna fare IL SORRISO...."

....
Grazie.

lunedì 14 settembre 2009

Ti devo.....

Posted by Picasa
Le bandierine colorate sono ancora lì.
Resistono al vento,
subiscono la pioggia che sta scendendo da ore.
Ma d'altra parte non ho avuto il tempo di toglierle.
Non ho avuto la voglia di toglierle.
Le guardo con tristezza.
Non hanno il sapore di festa.
I palloncini si sono sgonfiati e sporcati.
Sulla tavola c'è ancora la tovaglia di Cars.
Voi non avete neppure visto come abbiamo allestito il terrazzoper la festa.
E, in fondo, mi sento che ancora ve la devo questa festa.
Questa festa così attesa, così programmata,
così velocemente annullata.
Anche se c'è stato il taglio della torta e tu, buffo,
che ti impiastravi le mani e la faccia con la panna
facendoci sorridere un po'.
Ma la nostra attenzione era a tuo fratello.
Troppo alta quella febbre.
Troppo forte quella tosse.
Ti devo una merenda con i tuoi amichetti Andrea
un pomeriggio di giochi, un po' di protagonismo
solo tuo.
Ora però guarite presto...

mercoledì 9 settembre 2009

Sai...


Sai, quasi duenne,


cosa non sopporto di te?


Che urli urli dalla mattina alla sera.


Quegli urli striduli che ti penetrano la mente.
Sai cosa non mi piace di te?

Che scappi per la strada e non dai la mano,

che pesti i piedi a terra,

che sputi, e mordi e picchi.

Ma da chi le hai imparate poi queste cose?


Sai cosa penso di te?
Che sei testardo, caparbio e cocciuto

ma, questo, ti porterà lontano.


Sai cosa mi fa impazzire di te?

Che ne combini una e poi un altra e

te la ridi sotto i baffi.

Sai cosa ho ricordato di te?

Che quando sei nato ero tanto presa

dal pensiero di tuo fratello a casa con i nonni

che tu una lettera d'amore non ce l'hai....

Sai cosa mi piace di te?

Quando accarezzi Alessio addormentato

e ti porti il ditino al naso intimandoci di stare zitti

e lo baci tutto.

Sai cosa mi fa ridere di te?

Quando all'improvviso a squarciagola,

anche in mezzo alla strada,

improvvisi le tue canzoncine stonacchiate.

Sai cosa è dolcissimo di te?

Quel tuo modo di correre,

con le gambine cicce che si sfiorano un po',

ad abbracciarmi stretta

per poi sfiorarmi le labbra con le tue.

Sai cosa penso sul serio?

Che non basterebbero cento lettere d'amore

per dirti cosa amo di te.

Tra due giorni saranno due anni

che la mia vita è ricca.

Ricca di te.

giovedì 23 luglio 2009

26/07/2005..........






Sono le 22.30

Papà è sul divano e guarda, distrattamente, la tv mentre parliamo.

Io sto "bisticciando" con il computer.

"Lo so che è vecchiotto però fino a ieri sera questo programma andava.... "
boffonchio lagnosamente tocchignando le prese USB.

Fa caldo è un luglio afoso sono molto sudata

il ventilatore, seppur al massimo, smuove appena l'aria.

Ho bisogno di andare a fare la pipì

"no, guarda mollo tutto e andiamo non ce la faccio più..."

Ed è così che non arrivo neppure in bagno

sento scorrere liquido tra le mie gambe, caldo, abbondante,
scuro.
Questo mi preoccupa ma decido di non dire nulla a Sandro.

"Non nascerà se non tra altre due settimane"
aveva detto, solo il giorno prima, il ginecologo.

C'è poco liquido amniotico e il bambino è piccolino.

Mi risuonano nelle orecchie le sue parole mentre vedo

mio marito agitarsi per tutta la casa, inconcludente,

correre a prendere l'auto ma scordare le chiavi...

sembra una scena di un film comico.

Nel mentre provo a lavarmi e, di nuovo, vedo quel liquido scuro.

Taccio per il breve tragitto che ci conduce al reparto

poi, dinnanzi all'ostetrica, mio marito impallidisce

"C'è un problema" mi sente affermare.

Il liquido è meconiato e subito temo la sofferenza del bambino

memore delle parole del ginecologo.

Ce ne stiamo una notte io, te e papà in sala parto sotto monitoraggio

mentre mi contorco dal dolore ma, a detta loro, non si tratta di contrazioni.

Come stai piccolino mio? Continuo a chiedermelo.

E un attimo prima ho caldo e un attimo dopo batto i denti dal freddo.

E' mattina.
Le 10.30 della mattina per la precisione.

Il mio ginecologo ha la faccia seria, scura... e non è da lui

ti ricordi tutte le battute durante le visite di questi nove mesi di vita insieme?

"C'è molto rischio per il bamb..."

"Portatemi in sala"
non lo faccio terminare il tono fermo, deciso.

"... e anche per te..." continua lui.

Lo sento.

Lo sento che qualcosa non sta andando come doveva

Ma ce la facciamo vero?

Ce la facciamo io e te.

Scoppio a piangere e il mio corpo è scosso da tremiti.

E' una reazione nervosa a un imprevisto inatteso.

Da quel momento gli attimi che ci separano sono brevissimi.

In poco siamo in sala guancia a guancia
e tu, che urlavi disperato, ora che ti parlo ti sei zittito.
Ti portano via.
L'apagar all'inizio non andava bene l'ho sentito e
sei piccolo per l'età gestazionale.
Ora sei giù in incubatrice.

Avevi due giri di cordone intorno al collo e un giro "a zaino" sotto le ascelle.

Ecco perchè ogni contrazione, che avvertivo io,
non era comunque efficace per la tua discesa

il cordone ti tirava nuovamente su.

Una sorta di bunking jumping ...

Esco e papà e nonna sono lì "L'avete visto?"

annuiscono hanno gli occhi gonfi di lacrime

In ascensore piango
"Scusa ma ... è bellissimo..." dico al barelliere
tra i singhiozzi.
La tensione si è sciolta.
Ti portano da me alle cinque possiamo tenerti un po' in stanza
prima di tornare in nursery
poco,

troppo poco, per me che ti ho tenuto dentro fino ad allora

La sera sono già in piedi nonostante i punti del cesareo tirino un po'.
C'è inesperienza.
E non capisco perchè tutte le volte che ti portano da me

al contrario degli altri bimbi che si attaccano, famelici,
ai seni tu dorma e io non riesco a svegliarti.

E' come se tu fossi già sazio, appagato o stanco.

Sei entrambe le cose.
E sei sempre vomitato quando vieni da me.

Un vomito arancione giallastro, appicicoso.

Temo che possa essere liquido amniotico che tu hai ingerito.

Ma scoprirò più tardi di che si tratta quando, con un seno dolorante e caldo,
(dato in pasto non alla tua boccuccia bensì a un tiralatte meccanico)

vengo a sapere che ti sazi di prelat una sorta di colostro artificiale
calma bambini che ti danno la notte.
Tu continui a non attaccarti.
Dormi.
Perdi peso.
Sei nato sui 2800 e ora non sei neppure 2 chili.

Mi impongo che non ti sia dato più nulla, ti tengo in stanza

iniziamo, con fatica, l'attacco al seno e qualcosina prendi.
Sono felice
ti porto a casa

ci hanno già trattenuto oltre il tempo solito.
Ma tu piangi tanto.
Più hai fame più ti inarchi e piangi e io non capisco

non capisco e piango.

Provo tutte le posizioni, incolpo i capezzoli un po' rientranti,
le ragadi che mi fanno male e che irrigidiscono il corpo
tutte le volte che ti avvicino al seno.

Tu piangi, piangi e crolli stanco.
Cedo.
Il mio corpo cede mentre piangi, piango.

Non l'avevo messo in preventivo
e il fallimento è amplificato dagli ormoni del post parto.
Un senso di inadeguatezza e sconforto mi assale

per farti crescere cedo al biberon di latte artificiale.

Nel mentre ai controlli viene fuori che hai una fortissima forma di anemia

e mentre ti sottopongono a prelievi continui io, che le vene le buco tutti i giorni,
mi sento morire nel vederti passare tutto ciò.
Inizia una lunga terapia.

Ma la storia dopo poco si ripete e tu piangi, ti inarchi
hai fame ma rifiuti,
mangi e butti a getto.

A quel punto si capisce.
Soffri di reflusso gastroesofageo.

E inizia il calvario del latte antirigurgito,

di discussioni con la pediatra, di marche, qualità e tipi,

di notti e giorni sempre in piedi, di gettate improvvise di latte.

Ah l'odore di quel latte cagliato... terribile lo ricorderò per sempre.

Tutto sommato cresci e questo ci rasserena non poco.

Ci abbiamo messo un anno prima di diradare gli episodi del reflusso

anche se, ancora adesso , capita ogni tanto.

Tu.

Tu che " E va beh se non salutavano sono due donne e possono"
( cavaliere gentiluomo)

tu che" puoi fare le scureggine perchè sei un maschio"
( già qui la cavalleria è andata persa...)

Tu che ogni cosa me la dici con una canzoncina e sei la mia cinciallegra

Tu che, lo so, ... sono severa ma lo faccio per te...

Tu che tuo fratello è il tuo "cuore mio, anima mia"

però hai capito come fargli i dispetti e ogni tanto torneresti volentieri figlio unico...

Tu che a volte hai paura e ti fai bloccare dalle sciocchezze,

tu che non vuoi ripetere le parole in modo corretto poi ti arrabbi se non ti capisco ancora

Tu che sei il mio fidanzato ufficiale

e sei tu che dai amore e coccole a me.

Tu che ti senti grande e mi rispondi a tono
Tu che non hai più tre anni e mezzo

Tu che chissà se hai dei ricordi, delle sensazioni, di me

Io che scrivo questo e mi tocco la pancia...
Io che vorrei renderti merito di quello che sei
che non ho trovato una balena toy da poter tenere nell'acquario ma
che ti sto preparando una bella festa e dei regali del tuo eroe tarzan
io....

che mi limito a dirti....

BUON COMPLEANNO AMORE...

26/07/2005 .. una data tatuata nel cuore

sabato 6 giugno 2009

sei una mamma...


Sei una mamma quando

ai giardinetti

sollevi da terra i bambini che sono

caduti troppo velocemente dallo scivolo

o a seguito di una rincorsa...

troppo di corsa...

mentre alzi gli occhi al cielo

guardando le mamme in una panchina così lontana,

così impegnate a chiacchierare,

da non accorgersi neppure che il figlio è caduto

o che un estraneo, (per fortuna tu ...)

madre e ben intenzionata,

si è avvicinato al suo bambino.


Sei una mamma se

torni a casa tardi tardi,

sapendo che i tuoi figli sono tranquilli con la

nonna,

perchè hai accompagnato fino a casa

due gemelle di poco più di dieci anni che

hanno sbagliato strada

trovandosi dall'altra parte della città

con i lucciconi per lo spavento di essersi perse e

per la sgridata che le aspetta

con la diffidenza che leggi nei loro occhi

mentre ti seguono.

E sorridi perchè capisci quanti discorsi

genitoriali ci sono alla base di quella reticenza

e ti immagini quando farai gli stessi discorsi

sperando che una persona ben intenzionata

guiderà i tuoi figli verso una strada sicura.


Sei una mamma se...

una ragazza con la pelle ambrata

ti consegna sua figlia che tu stavi mangiando con gli occhi

e tu con il cuore in gola e l'attenzione al massimo

sembri un imbranata che non ha mai tenuto in braccio

un bambino


Sei una mamma se...

anche se il tuo ventre non si è ancora

mai riempito

il tuo cuore è pronto ad accogliere un figlio

e i tuoi occhi si poggiano amorevoli

sui miei figli.


venerdì 22 maggio 2009

la febbre...




Lo so...

lo so che la febbre è un segnale positivo

che indica che il corpo sta ben reagendo come difesa

immunitaria a seguito di un rilevato corpo estraneo

però...

però vederti così matido e indifeso

con le gote rosse e il viso stanco sprofondato nel sonno

mi intenerisce il cuore

mi rende vulnerabile

mi vince.

Ti sei addormentato con il tuo inseparabile

ciuccio l'unico che in questi due giorni ti abbia dato

consolazione tu che vieni sempre preso in giro per quanto

mangi e oggi neppure il latte hai voluto

Ti sei addormentato con il tuo orologio

l'inseparabile

quel ricordo della tua nonnina

che tu non conoscerai mai, purtroppo,
ma dal quale non ti sei più separato.
Ti sei addormentato contornato dal tuo

cellulare

si, quello che hai rotto a papino

e dal telecomando che non funziona più...

tu

o mio terremoto

torna presto in forze

che la casa senza le tue baraonde...

è troppo integra....


"..." gulp



E' scoppiato il caldo

naturalmente all'improvviso

non lasciandoci neppure il tempo di organizzare l'odiatissimo,

seppur utile,

cambio stagionale degli armadi.

Domenica avendo i bambini un po' mal presi di gola e raffreddati

decido di iniziare dal loro e nel prendere una scatola,

dove avevo riposto l'abbigliamento di quando Ale aveva due anni,

mi ritrovo con il laterale della scatola nelle mani e tutto il resto

sparpagliato per terra...

"..."

Superato lo sconforto iniziale

al grido di "..ma tanto era tutto da rinfrescare"...

(raccontiamocela...)

è da domenica che le mie lavatrici e le mie corde,

tra un turno e l'altro, si colorano di capi estivi

negli sgargianti toni dell'arancio, del rosso, del giallo...

mentre si ripongono con accurata cura i capi autunno-invernali.

Capita così di trovarsi nelle mani

quei piccoli capi profumati

di quando misuravano una quarantina di centimetri scarsi

e affondare il naso alla ricerca dei profumi

che evocano ricordi.

Così a malincuore inizi a creare il sacchetto per le

persone meno fortunate facendo una cernita tra gli

abitini ancora in buono stato.

E ne poggi uno, lo guardi, lo posi

poi lo riprendi

"Ma no questo ancora lo conservo.... non si sa mai partorisca

la mia amica X " e continui così fin quando è sempre più

quella che conservi

che quella che dai...


Mentre i tuoi figli ti aiutano a piegarla a modo loro

e tu li lasci fare impegnando il loro tempo,

ora che un febbrone altissimo li costringe a casa,

felice di vedere che l'antipiretico ha dato loro un po' di respiro,

ti distendi affianco a loro in mezzo a tutto quel bucato

una manina ti sfiora la pancia

che la maglietta ha lasciato un po' scoperta

"Mamma mi fai una sorellina nella pancia?"

"...."

Attimo di silenzi

Ecco proprio ora che io non ci avevo più pensato

ora che avevo preso consapevolezza che già con due è difficile...

ora che tutti quei completini conservati perchè... non si sa mai...

il papy dribla magistralmente " E poi chi la sente la nonna? Però...."

Come però???

Ma non aveva detto sempre basta?

cos'è quel però che mi butta in crisi?????


" Beh mamma allora fammi un cavallino nella pancia...."


"... "

martedì 31 marzo 2009

MI RACCONTI UNA STORIA?


Alzi la mano chi con un figlio tre enne e passa, quasi ogni sera, non si sente dire

"mamma mi racconti una storia?"

E, in linea di massima, è sempre quella storia

la preferita del momento che

guai

e dico guai a sgarrare d'una virgola.

Neppure quando sei stanca e, cercando di farla in barba al piccino, nella speranza

che nella sua stanchezza non se ne accorga, cerchi di abbreviarla un po'

saltando qualche particolare.

Eh no!

Non sia mai.

Quell'occhietto mezzo socchiuso si riapre di scatto

pronto a riprenderti in fallo.

E tu rischiando di addormentarti al suo posto,

con questa fiaba che si interompe ogni due per tre

tra le sue domande e i suoi perchè ti chiedi
"perchè ancora non crolla?".

Perchè nella prima versione, che è quella ufficiale da rispettare
ogni volta fedelmente, sei minuziosamente e
masochisticamente scesa in tutti quei particolari da elencare?

Ma la cosa più bella viene quando, come stasera,

è il papy a decidere di andare a letto con loro

con una espressione di panico totale

alla domanda "Mi racconti una storia?".

Tu già sghignazzi.

Il papy tenta una ripresa laterale "Ma io... se non le leggo non le so raccontare"

gira la schiena, speranzoso di aver posto un rimedio al suo sonno,

quando il bambino macchinetta attacca a parlare e a raccontare
la sua versione della favola.

La mamy è al computer

sogghigna, scrive e risponde.

"Mammaaaaaaaaaaaaaaaa"

"Si"

"Spiegaglielo tu che lui non capisce"

Figlio due nel mentre decide, vista la scampagnata in atto sul letto,

di saltare a cavallo del papy che il sonno può proprio scordarselo.

"Che cosa amore?"

E' vero mamy potrebbe alzarsi dal computer e accorrere in soccorso del consorte

ma un piacere sottile e un po' carogna la trattiene.

"Il bodo cando nel cetino"

e la mamma dalla sua postazione " Il brodo caldo nel cestino"

La storia continua.

La mamy resta ad ascoltare la dovizia di particolari che emergono dal racconto.

Tutti.

Li ricorda tutti.

Ogni due minuti urge l'intervento materno mentre, nonostante la stanza che li separi,

si possono sentire chiaramente gli sbuffi nasali di un rassegnato papà

"Ma perchè se non avevate sonno siete venuti a letto?".

Poi una discussione pesantissima in corso.

Mamy stavolta deve intervenire a sedare gli animi che si stanno scaldando

"Tu vuoi dire che la mia nonna è brutta?" i toni si alzano

"No ti chiedevo se questa nonna è brutta...." giustificativo...
perla di sudore fredda sulla fronte paterna

"Ah perchè se dici che la mia nonna è brutta..."

Attimo di silenzio

La tensione rende l'aria pesante...

"E poi arriva il cacciatore.. e spara al buto" ( lupo)

Il figlio piccolo si arrende, scende dal letto, scivola pure
ma si rialza, stoico, e va a cercare conforto
si addormenta cullato dalla mamma.
E ora,
ora che si sono addormentati tutti
perchè a me è passato il sonno????

martedì 24 marzo 2009

ESSERE... NON AVERE




Oggi mi tocca... oggi mi tocca andare a lavorare.
Già oggi, da un po' a dire il vero, mi tocca... mi pesa.
E dico questo da quando due occhietti un po' lacrimosi mi chiedono sin dal mattino se devo andarmene.
E dico questo da quando altri due occhietti si riempiono di lacrime appena chiusa la porta con il mio respiro che si ferma, con il mio cuore che resta lì in bilico su quello scalino con l'estrema voglia di ritornare su e aprire la porta mentre le gambe scorrono velocemente la mezza rampa delle scale che mi dividono dal portone... che mi divideranno da loro.
E dico questo poggiata contro il vetro di un autobus mentre penso a quel tempo di tragitto che potevo spendere ancora con loro.
Ancora un bacio.
Ancora un saluto.
Tutte le volte è così.
Io che amo il mio lavoro, che per me è una passione.
Io che ho sempre detto " una donna deve essere realizzata, autonoma... " e altre affermazioni del genere.
Io che quando dicevo così non ero stata in un letto d'ospedale con la cosa più bella che io potessi avere accanto.
I miei figli.
Io che mi rendo conto che questo post, nell'attimo stesso in cui lo scrivo, è un insulto a chi un lavoro lo vorrebbe avere.
Io che sogno il terzo figlio e che so che a stento, giusto andando a lavorare, tiriamo i remi in barca con due e il sogno lo ricaccio nel cassetto.
Io che lo dovevo dire ed ecco qui.

venerdì 20 marzo 2009

il nostro linguaggio

L'abilità di esprimersi mediante il linguaggio avviene in tempi diversi, da bambino a bambino così come tante altre capacità.

Ad esempio i miei figli hanno camminato entrambe prestissimo.

Sul linguaggio, beh ci stiamo lavorando.

La famiglia, i genitori, l'ambiente scolastico possono contribuire a rendere più ricco il linguaggio del bambino.

E' quello che stiamo facendo noi leggendo delle storie, commentando con lui i cartoni animati che guardiamo insieme, stimolandolo a raccontarci storie o quello che è successo durante la giornata, rispondendo in modo semplice alle sue domande.

A volte però tocca armarsi di pazienza e comprendere che possono manifestarsi delle reali difficoltà del linguaggio e forse presto occorrerà rivolgersi a una specialista del settore.

Non che questo significhi un fallimento, anzi, rendersene conto in tempo può solo agevolare un bambino prima che faccia il suo ingresso nell'età scolare e si ritrovi indietro soffrendo ulteriormente per questa situazione.

Però non è facile a volte spiegare agli altri componenti della tua famiglia al marito, alla nonna che tu percepisci che c'è qualcosa che non va.

Che secondo te non è "solo piccolo".

Che forse ha bisogno di una guida.

Ieri ne ho parlato con la nostra pediatra e di comune accordo abbiamo deciso di darci un termine.

Se entro la fine dell'estate non ci saranno miglioramenti, nonostante gli esercizi-gioco, nonostante l'incoraggiamento, nonostante il mostrare come usare la lingua e le labbra per emettere determinati suoni e formulare determinate parole, allora ci si rivolgerà ad una logopedista.

La vivo bene anche se non posso negare che un piccolo groppo da ieri mi stringe un po' la gola.
Fate il tifo per noi.

martedì 3 marzo 2009

Ci vorrebbe qualche parola in più....



L'onomatopeico piccolo tombolino al raggiungimento dei 18 mesi ha smesso di onomatopeizzare ( si dirà?) chiudendosi in una sorta di mutismo, cocciuto, che a dire il vero non guasta compensato dal fratello trapanatore di orecchie.

Silenzio rotto, di tanto in tanto, da urla al limite dei decibel stimabili che prima o poi mi faranno trovare una coppia di assistenti sociali dietro la porta mandati, anonimamente, da qualche vicino.

Però ora è così: vuole un giocattolo? Strilla.

Non vuole fare una cosa? Strilla.

Non lo sa neppure lui: strilla....
Così ti ritrovi a decifrare il fratello con il famosissimo metodo scientifico del "per tentativi ed errori..." mentre un sottofondo di urla disumane ti comunica che... che magari vuole l'acqua o il biscottino.

Si, ci vorrebbe qualche parola in più...

Rido.
Mi sento come un re spodestato dal suo trono tra un quasi quattrenne, che ormai ha capito tutto della vita, e ha deciso di essere padrone di se stesso e un piccolo anarchico succhia biberon, che brucia le tappe del suo divenire, puntandosi come un mulo ribelle e dispettoso.

Rido perchè ne combina una e, annusando come cane da tartufi la sgridata in arrivo, furbescamente porta le manine agli occhi in un artistico tentativo di disperazione costruita.
Sorrido
perchè so già che quando inizierà a parlare ne sentirò delle belle
Sorrido
perchè so già che quando inizierà a parlare varcherà quella soglia che ancora lo fa essere...
il mio piccolo tombolino.

lunedì 16 febbraio 2009

OGGI è UN DONO...


IERI.... è storia
DOMANI... è mistero ma...
OGGI è un DONO...
per questo si chiama PRESENTE.
(KUNG FU PANDA)
Posted by Picasa

martedì 27 gennaio 2009

LA MANO DELL'AMORE

Pochi giorni fa
mi trovavo a confrontarmi con altre donne
su quale sia il significato di "essere una buona madre".
Domanda che, credo,
ci siamo poste tutte, prima o dopo.
Per quanto riguarda il mio metro di giudizio,
severa e
troppo ambiziosa del perfezionismo
sono ben lontana dal mio modello di madre"perfetta"
e questo lo dico in piena sincerità.
Mi sono soffermata a pensare e
un immagine si è posta ai miei occhi.
Un immagine che, quotidianamente, ogni giorno mi si pone dinnanzi.
Ci sono piedini di bimbo che muovono i primi passi,
incerti,
goffi.
E c'è la sicurezza
la sicurezza di questo bimbo di sapere che la mamma è lì vicino
pronta ad afferrare la sua mano se barcolla,
nell'incertezza dei primi passi,
pronta a sollevare il sederino da una bottarella sul pavimento
o togliere la terra dai pantaloni,
asciugare una lacrima con un sorriso e un bacio per dirti,
di nuovo,
ora va.
E tirarlo di nuovo su
e mollarlo nuovamente
per spronare la sua indipendenza
sempre pronta al suo fianco a tirarlo su se incespicherà,
sempre col suo sguardo sulla sua vita,
nella consapevolezza che spiccherà il volo
nella speranza che si guardi sempre indietro
consapevole che
quella mano è sempre tesa
ora,
per sempre.

26 luglio 2005


26 luglio 2005

Ho pianto.
Sapevo l’avrei fatto…
Ma non credevo, non riuscivo a immaginare e non riuscirò mai a spiegare quanta emozione, quanto il fiato venga a mancarti, la sensazione che il cuore ti si fermi per un attimo.
E si è fermato.
Si è fermato mentre con gli occhi non mi lasciavo sfuggire ogni centimetro della tua pelle, ogni tua espressione, ogni tuo singolo movimento.
Tutti intorno continuavano indaffarati ma io non sentivo, non vedevo, avevo occhi solo per te.
E ho trattenuto il respiro per ascoltarti e ho fermato i battiti del mio cuore affinché il suo rumore non coprisse la tua voce.
Ho sognato.
Ho sognato una vita quell’attimo.
Quell’attimo in cui avrei, finalmente, incontrato i tuoi occhi, sfiorato la tua pelle, carezzato le tue mani, i tuoi piedini cuccioli.
Ma la realtà non può mai spiegare l’immaginario.
La realtà è palpabile, vera,
rimane.
Mi sembra tutto così strano.
Abbiamo condiviso nove mesi di emozioni, di vita insieme… strettamente insieme, di attimi, di sensazioni.
E,ora, mentre ti osservo in questo letto di ospedale con la luce del corridoio che illumina il piccolo viso sereno mi sento piccolissima.
Nell’attimo stesso che ti ho visto per me non è esistito più nulla.
Mio figlio.

Le lacrime scivolano sulle mie guance bagnando la tua testolina adagiata nell’incavo del mio braccio.
Dormi sereno.
Piango.
Dormi amore.
Piango.
È troppo emozionante.
Il tuo respiro è sincrono al mio i nostri corpi adesi mi permettono di sentire il tuo cuore che batte veloce.
Dopo nove mesi e tutto quello che abbiamo passato dal rischio di perderti all’urgenza io ti sento ancora dentro di me.
Non hanno ancora tagliato il cordone
Siamo ancora un tutt’uno.
Lo saremo per sempre.
Sei bellissimo amore.
Un pulcino piccolo in una tutina che ti fa sembrare ancora più indifeso.
Le infermiere passeggiano indaffarate nel corridoio.
C’è molto da fare stanotte molti parti, molti ricoveri.
Pensa di questo trambusto me ne rendo conto solo ora che distolgo per un attimo gli occhi da te.
Vorrei che il tuo papà fosse qui, con noi.
Anche lui ha pianto quando ti ha visto.
Già ti ama.
Il suo modo di guardarti stasera quando, per la prima volta, ti ha tenuto tra le sue braccia grandi, parlava per lui, per noi più di quanto le parole stesse non possano dire.
Dormi amore.
Sentiti protetto dalla tua mamma.
Sono qui e ti proteggerò sempre… dopo averti così tanto cercato, aspettavo, voluto.
Inspiegabile perfezione.
E io mi domando cosa di così superiore agli uomini crei una perfezione da lasciare sconcertati, da avvicinare alla Fede, che ti da speranza.
Mi volto ad osservare Laura, la mia compagna di stanza, si è addormentata dopo un ultimo sguardo all’incubatrice.
È piccolo come Alessio.
Un prematuro ma con tanta voglia e forza di crescere.
Mi rivolto verso di te e qualsiasi nome io abbia scelto per te in questo momento lo scordo.Per me ora sei solo AMORE.

NATALE CON GLI OCCHI VOSTRI

11/12/2008

"Quest'anno questo albero farà il suo ultimo natale in questa casa"
siamo arrivati a questa conclusione aprendo lo scatolone impolverato degli addobbi.
Perde i pezzi
è rovinato.
E' un acquisto di quando presa casa, immersi nelle spese, di più non potevamo permetterci.
Ogni anno lo guardo
e non mi piace.
A seguire lo scatolone delle palline
ce ne fosse una uguale all'altra...
e i festoni ? Sembrano code di gatto spelucchiate
no no proprio non ci siamo.
Per quest'anno passi ma l'anno prossimo voglio un albero come si deve
ci si lamenta
iniziando a fissarlo alla base.
Ma quest'anno non tocca a noi scegliere come posizionare le palline
e poi, casca proprio a fagiolo,
un modo per impegnare il tempo di un freddo e piovoso pomeriggio invernale di due bambini malaticci.
E poco dopo ti ritrovi a canticchiare le canzoncine natalizie tutti intorno all'albero
mani che si incrociano che si passano palline e gancetti
pigne e stelline
la casa si scalda di luci e suoni,
le risate riempiono l'aria,
gli occhi dei bambini sono lucciole accese
e l'atmosfera natalizia ritrova dimora nel tuo cuore dopo non so quanti anni che non la senti più.
E ti ritrovi a guardare quell'albero, storto e spelucchiato,
con le palline tutte da una parte
quell'albero che mai
mai ti è sembrato così bello.
Mi sa che non butterò via così facilmente quel vecchio albero

TOMBOLINO




11/11/2008


TOMBOLINO oggi ha calvalcato la bellezza del traguardo dei 14 mesi
naturalmente ancora non spiccica un granchè di parole....
ad eccezzione di "mamma" detto prestissimo con i miei occhi che si illuminavano, tronfi, stile fanale e
"papà" che dopo mesi di tartassamenti
del maschil genitore e, forse, complice il delirio febbrile si è graziato di farfugliare nell'ultima settimana.
E meno male che essendo il secondo figlio
a detta degli "espertoni saccenti" avrebbe dovuto, stimolato dal fratello, parlare presto .
Ma tombolino ha chi lo capisce
e di conseguenza perchè mai sforzarsi?
è... è un cartone animato
onomatopeico
gnom gnom per chiedere un biscotto, un tuc o ogni sorta di altro pacciugo
deliziosamente appeso allo sportello sopra il frigo
(che è quello delle porcate per intenderci)
quello non lo sbaglia...
bau bau per indicare i nostri due cani...
brum brum quando gioca con le macchinine
praticamente ho partorito un MANGA....
Però tombolino ora manifesta apertamente i suoi sentimenti
ed è dolcissimo
quando, mentre faccio i piatti, si nasconde dietro l'arco della cucina spunta e mi urla "tettete" a suo modo
e poi corre ad abbracciarmi le gambe.
Ora manifesta il suo affetto anche con il fratello
oggi ad un certo punto se l'è pensata ed è corso ad abbracciarlo.
Tombolino era il mio zingaro
e lo è ancora
puoi cambiarlo cento volte al giorno e lui è sempre sporco
al contrario di suo fratello "il lord" lo chiamavamo sempre pulito, preciso, attento
ora abbiamo.... il "lordo".
Passa le giornate steso per terra ad osservare scopre il mondo e io, che lo osservo incuriosita, mossa dalla voglia di riscoprirlo con i suoi occhi
è testardo,
cocciuto e testardo ogni cosa contro il suo volere è una lotta
e quando gli dici no questo non si fa
si allontana, imbronciato, a gambe larghe sbattendo i piedi
in quello che è stato amorevolmente definito "il pinguinare".
Ma ride
ride sempre.
E non c'è cosa più bella, al risveglio del mattino, del suo sorriso anche se è l'alba e ti chiedi perchè
perchè non poteva dormire un po' di più come i figli degli altri
(ma poi dormiranno davvero i figli perfetti degli altri quelli che non creano mai problemi, dormono, giocano zitti e mangiano da bravi? mah....)
adora il bagnetto e sopratutto ...schizzare l'acqua ovunque
adora i giochi del fratello quelli dei piccoli a lui non interessano
più di tutto i telefoni e ogni cosa che possa somigliarvi tipo i telecomandi
adora aprire gli sportelli e rovistare tra le cose.
Gli piace stare all'aria aperta, fa ciao ciao a tutti con la manina
osserva tutto come un turista in una città sconosciuta, avidamente rapito da ogni cosa,
osserva le persone scrutandole attentamente e se gli piacciono accompagna quel gesto con un ciao detto a gran voce
adoro quel suono squillante
gli piacciono i cani e i bimbi quando li vede impazzisce
vorrebbe correre ad abbracciarli
e ai giardinetti gioca con i bimbi più grandi che tra un po' manco si accorgono di lui...
piccolo nanetto in un mondo di vatussi bambini.
Adora la musica e le pubblicità
ah le pubblicità...
diciamo che noi accendiamo la tv solo per quelle
che poi a ben pensarci, per i tipi di programmi che trasmettono,
mica ha tutti i torti a preferirle
e balla
balla sempre.
Potrei parlare per ore di lui...
di un bambino come tanti altri che passa le giornate a giocare con le mollette
sgranocchiando plasmon,
che adora essere rincorso
e al quale devo nascondere il mio cellulare.
Non sono di quelle mamme che gonfiano il petto per le meravigliose evoluzioni dei figli
però sono tra quelle mamme che, beatamente,
si godono la meravigliosa quotidianità dei figli
magari stanche
al ritorno dal lavoro
con mille cose da fare
ma questo tot di righe al mio piccolo le dovevo.

stai crescendo


27/08/2008
Stai crescendo
Andrea ti guardo sai di cucciolo e stai crescendo
Ti guardo e ti amo perché vedo in te tuo fratello
Poi ti guardo e vi vedo così diversi.
Avete lo stesso sorriso al risveglio, la stessa voglia di restare svegli combattendo con il sonno per non perdervi nulla della vita, la stessa voglia di camminare presto.
Ti amo perché sei sempre scalzo.
Sei il mio gitano a piedi nudi.
Ti togli le calze mi guardi di sottecchi e ridi
Ti amo perché ti butti ad abbracciare tuo fratello, lo baci e te lo mangi.
Ti amo perché senza lallare e senza essere mai andato oltre i gridolini mi hai guardata, come a dire guarda lo so fare, e hai detto mamma.
Ti amo perché papà, geloso, cerca di confonderti le idee e far diventare quel mamma un pa-pà e tu gli sorridi e dopo un ma-pa… ripeti fiero mam-ma.
Ti amo quando sdraiato a pancia sotto punti le mani e provi a piegare le ginocchia e te ne stai culetto all’aria pronto prima o poi a partire per finire rotolato su un lato.
Ti amo anche quando non dormi la notte e te ne resti, appeso al letto, a chiacchierare.
Il tempo sta volando cucciolo Andrea
Ogni giorno una conquista.
Ogni giorno si avvicina sempre più al momento in cui mamma tornerà a lavorare e conterà le ore, pregherà il tempo di affrettare la sua corsa per giungere a casa e abbracciarvi stretti.

primo incontro

27/08/2008

I miei figli…
Parlo così poco di loro ma, a volte, temo che con le parole non si renda loro merito poi, penso, un giorno rileggerò queste parole e, come una finestra aperta in un giorno di sole, mi scalderanno il cuore e socchiudendo gli occhi rivivrò ogni attimo.
Come una stanza di libri impolverati le parole ritroveranno forma.
Rispolverando cassettini del cuore mai dimenticati, ma sopiti,
come frammenti di barche portati dalle onde placide che carezzano la riva nei momenti di malinconica
quiete dopo la tempesta.E ogni tanto mi lascio cullare e mi faccio piccola in una barchetta di gheriglio di noce nel fiume dei ricordi.

Partirei dal primo incontro e attraverso il racconto, l’incrociarsi di aneddoti e fatti dipingere il loro essere.
O meglio dal pre incontro
Non c’è da stupirsi se tutte le volte che Alessio toccava la pancia Andrea dal suo interno, specie gli ultimi mesi , reagisse con movimenti e calcetti.
Sentiva il fratello in un modo pazzesco.
La prima volta che Alessio venne in ospedale rimase scioccato vedendomi lì…
Pianse tutto il tempo nella strada di ritorno verso la casa dei nonni.
Pianse tutta la notte, nel sonno.
Alessio è un animo sensibile.
Troppo sensibile a volte.
E non sai che corde toccare per non ferire quel suo, complicato e fragile, mondo interiore.
La seconda volta che venne era il giorno del cesareo.
Avevo il terrore che, visto il dramma vissuto il giorno prima, trovandomi così sdraiata a letto e sofferente potesse starci male di nuovo.
Ma lui voleva venire e, d’altra parte, portargli Andrea dopo a casa così, senza il suo coinvolgimento, poteva portare solo al peggio.
Su questo ne ero certa.
Alessio voleva vivere quegli attimi e coinvolgerlo era l’unico modo per renderlo partecipe e quindi dare lui la giusta importanza.
Non ci fu una grande reazione invece.
Ritrovarmi dove mi aveva lasciato lo tranquillizzò.
Passò tutto il tempo attaccato al vetro della stanza nursery così come fece poi negli altri tre giorni precedenti le mie dimissioni.
Appena la tendina scorrevole si alzò rivelando quel mondo ottundato, di copertine calde e di occhietti socchiusi, al vociare rumoroso e curioso dei parenti delle mie colleghe di avventura Alessio appiccicò il suo naso contro il vetro poggiato saldamente alla spalla del “suo” nonno.
Non servì che un breve sguardo e ancora mi chiedo casualità? Sensazione? Richiamo?
E quel ditino si fermò in seconda fila dalla parte opposta a dove Alessio si trovava.
Dalla culletta inclinata un po’ sommerso sotto le coperte faceva capolino il viso di un bimbo.
“ mio bimbo andeda” disse certo e non si sbagliava.
I giorni successivi indicava nel vetro che oltre quello, che come facesse a riconoscere sempre non lo so, ne voleva altri due o tre… ma questo feci finta di non sentirlo…. Ah ah ah


IL PRIMO INCONTRO.

Il giorno delle dimissioni è sempre il giorno più bello.
Tornare alla propria casa.
Avevo preparato un vestitino per l’uscita messo in valigia proprio per l’occasione picchè di cotone azzurro, con un orsetto marinaio, e giacchetta coordinata molto molto fine.
Ma in quel momento finite le routinarie visite il mio unico pensiero fu: fuori … a casa.
Così lasciai indosso ad Andrea quel vestitino verde e arancione in cotone con le maniche lunghe che gli avevo messo la mattina.
Quella tutina non l’avevo comprata io.
D’un tratto il caldo settembre, dei giorni precedenti il mio ricovero, aveva lasciato il posto ad un freschissimo settembre e io, che non avevo preparato cosine a manica lunga, avevo mandato di tutta corsa mia mamma a comprare qualcosa di più adatto.
Arrivò con due tutine molto colorate una azzurra e gialla e l’altra verde e arancione.
Mettevano allegria a vedersi non erano le solite tutine azzurre.
E io quel mattino avevo scelto quella verde e arancio…
Arrivai a casa e, mentre salivo le scale con la navetta, un Alessio fibrillante di allegria e gridolini di gioia mi urlava riferito al fratello, che i giorni prima non aveva che potuto vedere tramite un freddo vetro, “mamma l’ hai preso allora l’ hai portato via…”.
Posai la culletta sul divano e mentre Alessio scalpitava per volerlo toccare e baciare mi accorsi di una cosa.
Naturalmente avevo dato a mia mamma un po’ di cambi per i giorni in cui Alessio era stato da lei tra cui una maglietta che, a dirla tutta, non so chi me l’avesse regalata ma ricordo benissimo che a inizio stagione gli stava ancora un po’ larga e, per questo motivo, non gliela avevo mai messa.
Era la prima volta che Alessio indossava quella maglia.
Ciò che si presentò ai miei occhi increduli fu questo:
neanche ci fossimo messe d’accordo …



Mi fermo a guardarli....

27/08/2008
E ogni tanto mi fermo a guardarli,
da lontano,
come uno spettatore ,
e resto affascinata.



Mi scosto leggermente da loro,
i riflessi allertati pronti a scattare
ad un impercettibile cenno di pericolo,
il respiro reso più silenzioso
lo sguardo furtivo
fintamente posato altrove.
E li guardo
Stanno crescendo.
Insieme
Uniti.
Belli… certo per quale madre non sarebbero belli?
I propri figli.


E allora, solo in quel momento, mi accorgo
come se fino a pochi attimi prima
i miei occhi stessero guardando
ma non cogliendo
tutti i gesti d’amore,
che poi scimmiottano i nostri,
quelli che noi rivolgiamo loro..
Ogni giorno, ogni istante.
E allora una mano ancora imprecisa
di Andrea afferra il viso di Alessio
In quella che appare una buffa carezza
Ma è già un dolcissimo gesto d’amore.
E fingo di mettere i calzini nel cassetto,
Li guardo di soppiatto ,
Sono girata
Ho tre occhi
Due fanno attenzione il terzo occhio
Click
Coglie l’attimo.
Ferma il tempo.
Mi permetterà di rivederli sempre così.
Alessio afferra i piedini nudi di Andrea
Li annusa, ride,
si butta a fianco del fratello
che lo guarda, ancora incapace di comprendere, ma
si lascia coinvolgere e ride
ride anche lui
Alessio si solleva afferra un piedino
E lo bacia
gesto carico, intenso, inspiegabile
d’amore.


E ogni tanto mi fermo a guardarli…
rapita,
incredula
d’aver creato io quei due gioielli che brillano di luce propria
e, che, di cotanta luce riempiono le mie giornate.
Risate argentine
Rimbombano tra le mura,
irrompono in un silenzio che solo a tornare indietro con la memoria
pare così insopportabilmente vuoto e triste prima che loro due fossero tra di noi.
Completezza di un gesto,
quello dell’unione tra un uomo e una donna bambina che più di una volta,
combattendo insieme, uniti ,
quel loro amore hanno voluto difendere
hanno voluto crederlo
hanno deciso di viverlo…
e mi fermo a guardarli
Alessio guarda Andrea serio gli
Occhietti nocciola di uno persi negli occhi scuri e intensi dell’altro
Si parlano si capiscono
Gelosa io di questo codice cifrato
Fiera madre io di questo rapporto fraterno
Si sorridono
E di nuovo Alessio si china verso il fratello,
bacia la sua mano,
sbottona il suo body,
inizia con gesti goffi ma precisi nell’arduo compito del cambio pannolino.
Il fratello lo lascia fare
Tacita fiducia
“ no solo pipì” ride di gusto …