
In questi giorni ho una immensa tristezza addosso.
Normale.
Visto che dopo mesi di malattia, di farmaci, di notti insonni,
di nessun segnale di miglioramento,
le analisi del sangue hanno dato la loro sentenza.
Ipogammaglobulinemia
si chiama così.
Una condizione fisica che non conoscevo.
Una condizione che ora è entrata a far parte della
mia famiglia, di mio figlio.
Una condizione che cambia la mia visione delle cose.
La nuova influenza?
Beh, dicevo fino a poco tempo fa, verrà affrontata dai miei
figli come una normale influenza, da individui sani
e passerà in barba all'ingigantire dei mass media.
Ora mi fa paura.
Paura perchè mio figlio non ha la condizione fisica
di far fronte a un eventuale contatto con il patogeno.
Ipogammaglobulinemia
è la riduzione nel sangue delle gammaglobuline.
Queste rappresentano gli anticorpi cioè la difesa del nostro
organismo contro i microrganismi patogeni
siano batteri o virus.
La causa molto probabilmente è genetica.
Le probabilità cui ci hanno messo di fronte sono che
possa essere una forma reversibile infantile
ma anche irreversibile.
E questo mi terrorizza.
La pediatra ci ha consigliato di tenerlo lontano da
ogni fonte possibile di contagio.
Ci ha dato il veto assoluto per la materna
calderone di malattie infettive
che potrebbero essere pericolose, in questo momento,
per Alessio.
I miei pensieri vanno oltre...
io lavoro in un ospedale...
potrei divenire un veicolo....
Abbiamo tre mesi di terapie da affrontare,
tre mesi di preghiere e attesa
lacerante.
Non è questo che sognavo.
Sognavo mio figlio all'uscita da scuola
con un disegno in mano,
con il nasino ad annusare il forno a rugnare per la focaccia,
sognavo un ruolo nella recita di Natale,
piccoli litigi con gli amichetti,
giornate fuori con il naso gelato a rifugiarci in un bar per
una cioccolata calda
a sorridere per i baffetti sporchi.
Sognavo,
voglio sognare ancora.
Per ora piango un po'.